martedì 19 aprile 2011

Grano e spade di Riccardo Paoli



Grano e Spade, 
di Riccardo Paoli, 
Società Editrice Fiorentina, 2011. 


Bri è un ragazzino che si trova in vacanza con la sua famiglia a Montalcino, dove non c’è internet né televisione. Il padre per rendere la vacanza meno noiosa narra al figlio le avventure di due giovani scudieri: Benuccio, un giovane scudiero al fianco di Iacopo dei Pazzi, e Tubrino, al fianco del Manente degli Uberti detto Farinata, combatteranno per guadagnarsi fama e onore. Viene descritta una locanda fuori Siena: la treccola “Oste Senese”, non lontana dalle zone della battaglia, la cui padrona madre ha una giovane figlia, Amalia, bella come ogni cavaliere può desiderare, in cerca dell’amore vero ma in conflitto con la madre che la vuole sposare unicamente a qualche ricco cavaliere. Sullo sfondo la cruenta battaglia di Montaperti, il conflitto tra guelfi e ghibellini e l’odio tra fiorentini e senesi.
Benuccio e Tubrino scopriranno in combattimento, oltre alla tristezza della guerra, la gioia dell’amore e dell’amicizia. Nonostante venga raccontato uno degli episodi più violenti della storia dei comuni, il romanzo lascia aperta una speranza, un piccolo spiraglio di salvezza e felicità.

Il romanzo “Grano e spade” ad una prima lettura dà l’impressione di esporre un contenuto semplice e scontato; in realtà, se si entra in maniera più approfondita nella vicenda, si notano tematiche ben precise e nuove, sia per quanto riguarda il contesto storico, sia per quanto riguarda l’intento pedagogico dell’autore. Il bambino rappresenta il lettore che vuole sapere, mentre il padre è il narratore che ha il desiderio di raccontare. La storia si svolge in riferimento a due città ben precise: Firenze e Siena e al loro passato guelfo e ghibellino. L’ambiente, oltre alle due città, dove si svolge la vita presente dei due interlocutori e dei loro familiari, è la splendida campagna toscana. A stimolare ancora la curiosità non mancano vocaboli dell’antico gergo toscano.
Maria Teresa Bruschi

lunedì 21 marzo 2011

La barca nel Bosco di Paola Mastracola


Una barca nel bosco
di Paola Mastrocola
Guanda, 2004
€ 15.00

Una barca nel bosco è la storia di Gaspare Torrente, un adolescente, un aspirante latinista, che abita in una piccola isola del sud Italia. Gaspare è un ragazzino pieno di talento che, ancora studente delle medie, traduce Orazio e legge poeti francesi come Verlaine. Un talento così non va sprecato; infatti, finite le scuole medie, Madame Pilou, l’insegnante di francese, convince i genitori di Gaspare a iscrivere il figlio in un liceo del nord, a non lasciarlo sull’isola, dove finirebbe col fare il pescatore come suo padre. Il ragazzo può ambire a molto di più. È cosi che inizia l’odissea di Gaspare. Si trasferisce a Torino con la mamma, che si arrabatterà lavorando senza mai fermarsi in una gastronomia. La nuova scuola risulterà essere una delusione, una specie di prigione. Studiare in una grande città è completamente diverso dallo studiare in un’isola. Nella scuola del nord, nella scuola moderna, non si trovano libri usati, semplici, ma cassette, cd, computer e televisioni. Non si danno compiti impegnativi agli studenti, perché potrebbero traumatizzarli, andando a scapito della loro sensibilità e dell’equilibrio della loro personalità.

Gapare in questa nuova scuola si sente come una “barca nel bosco”, come un pesce fuor d’acqua. È un libro realistico, che rispecchia la scuola di oggi. 
Il giovane cosi dotato di capacità di intuizione e di riflessione, si sente sempre inadatto, vuole sfuggire alle abitudini, alla superficialità dei suoi coetanei, estremamente vuoti, griffati, pronti ad isolare colui che non è al passo con le ultime tendenze della moda. Anche nel periodo universitario vivrà un ruolo che non gli appartiene ma che usa per essere accettato dalla società che lo circonda.

Il destino però gli indica una nuova strada per arrivare, alla fine, a trovare se stesso: l’amore verso le piante, una particolare attenzione verso un pioppo che vede, con le sue cure “crescere a dismisura”, un semplice albero che lo aiuta ad aprirsi ad un nuovo mondo, un imprevedibile universo.

Per la naturalezza che esso gli schiude, nell’ambiente di vita a lui familiare, Gaspare è disposto a rinunciare ad attività di tipo intellettuale più ambiziose.Si coglie l’amarezza dell’autrice che constata il tramonto di una cultura raffinata e personale per il diffondersi di tecniche gelide e impersonali.

Maria Teresa Bruschi

giovedì 17 marzo 2011

Il maestro di Massimo Mannucci

                                 

Il maestro
di Massimo Mannucci

Società Editrice Fiorentina, 2008




Lucia è l’allieva prediletta del maestro di pianoforte Carlo, un uomo di una certa eleganza che veste sempre con camicie ben stirate di colore azzurro, come i suoi occhi. Due persone con una forte passione per la musica, il pianoforte è per ciascuno dei due l’intermediario nell’approccio complicato con il mondo circostante. L’insegnante è per Lucia un maestro di vita, con lui può parlare di ogni cosa, dalla musica alla letteratura, dalla filosofia alla vita.  Carlo riesce a far capire all’allieva anche concetti complessi esprimendoli in modo piano e lineare, è una persona che riesce a trasmettere felicità a tutte le persone che hanno la fortuna di stargli vicino. Poi, a poco a poco tra loro, oltre che l’amore per la musica, nasce un intenso rapporto di seduzione intellettuale. Un giorno però la ragazza, nello stargli vicino per lavorare al pianoforte, lo bacia. L’insegnante ricambia il bacio ma si spinge troppo oltre, ed è in quel momento che all’improvviso entra nella stanza la moglie di Carlo, Franca, che litiga con il marito e prende la decisione di lasciarlo anche per le bugie raccontate dalla ragazza sulle responsabilità del maestro.
Lucia da quel momento si allontanerà sempre di più da Carlo. In lei il senso di colpa diventerà sempre più grande, facendola sprofondare in un abisso sempre più nero. Oramai la strada è tracciata e Lucia sa che non può più tirarsi indietro dal vortice che la sta inghiottendo.
Il libro descrive molto bene i pensieri, le riflessioni dell’animo di Lucia che il lettore rivive insieme alla protagonista. Un romanzo che racconta la storia di un amore impossibile e di un’ adolescente troppo fragile e impreparata per accoglierlo. Una vicenda che non lascia via di scampo, che coinvolge il lettore fino all'imprevedibile conclusione che piomba sui protagonisti come la scure di una ghigliottina.


Massimo Mannucci vive con la moglie e le figlie a Livorno, dove svolge il suo lavoro di
magistrato dopo aver maturato significative esperienze professionali in
Sicilia. Per la Società editrice ha pubblicato Cactus. Otto storie di Crimine (2006) eTesta o croce (2010).

venerdì 11 marzo 2011

Il Mercante armeno di Massimo Ghelardi


ll Mercante armeno
di Massimo Ghelardi
Società Editrice Fiorentina, 2010


pp. 204
euro 12,00

Romanzo della più bella avventura, con una accurata attenzione nei riguardi dei protagonisti. La vicenda si svolge nella prima metà del 1600, fra Livorno, Venezia, e le  Fiandre, terre di frontiera geografica e umana, in cui tre generazioni di commercianti armeni compenetrano le loro vite. Scheriman, facoltoso commerciante armeno, lascia il suo paese e approda a Livorno, dove intraprende il commercio del caffè. Le cose vanno bene e la bottega del Caffè è tra le più rinomate della città. Sevag, suo figlio, all'età di sedici anni fugge da casa, perché il desiderio dell'avventura ha la meglio sui legami familiari. Il padre pieno di dolore, per anni cerca invano il figlio senza nessun segno positivo, finché un giorno arriva inaspettatamente un bambino impaurito di nome Hagan. Scheriman scopre che Hagan è suo nipote. Il ragazzo, cresciuto, lavora con devozione ed entusiasmo nella bottega del nonno, dimenticando le sofferenze e le angosce procurategli da Sevag. Il romanzo prosegue raccontando la vita degli Scheriman in un momento storico molto particolare nel quale battaglie, guerriglie e infine la peste metteranno a dura prova la città di Livorno. Un libro da leggere tutto d'un fiato, nel quale si ha la sensazione di aver fatto parte della storia, una lettura avvincente che emoziona fino alla fine.
Il lettore è accompagnato nella vicenda grazie alla perfetta descrizione di ogni accadimento. Preciso e accurato lo studio psicologico di ogni situazione che si presenta ai protagonisti, tutto questo senza appesantire la narrazione. L'autore utilizza uno stile fluido e preciso, che denota la sua preparazione e la sua intelligenza. Veramente un classico di qualità.

Massimo Gherlardi nasce a Pisa ma vive da molti anni a Livorno; è sposato con Mirella e ha due figli. Dopo aver lavorato a Roma, Grosseto e Siena, è tornato nella città labronica, dove si dedica al mare, alla vela e allo studio della storia locale. Da queste passioni è nato il libro.